Comunicato UNCC sul sub emendamento alla riforma del processo civile

UNCC: no a colpi di mano sulla riforma del processo civile

Il Ministero prende atto della fondatezza delle critiche su preclusioni e decadenze, ma propone di riesumare il modello del vecchio processo societario, dimostratosi disastroso

L’Unione ribadisce la propria disponibilità al dialogo e a fornire un contributo tecnico per rendere davvero i processi più efficienti, perché riforme calate dall’alto senza un’effettiva conoscenza della realtà

in cui operano Tribunali, Magistrati e Avvocati sono destinate a fallire

Roma, 2 settembre 2021 – L’Unione nazionale delle Camere civili (UNCC), l’associazione maggiormente rappresentativa degli avvocati civilisti italiani, esprime il proprio fermo dissenso all’impianto della riforma del processo civile, come sta emergendo dal testo emendato ieri in Commissione Giustizia al Senato.

Il Ministero della Giustizia, pur avendo preso atto della fondatezza delle critiche secondo cui preclusioni e decadenze riducono l’equità dei processi ma non la loro durata, ha adottato una soluzione del tutto errata ad un problema grave e serio, riesumando il modello del vecchio processo societario, già sperimentato nel passato con esiti disastrosi, e soppresso con un consenso unanime dopo soli sei anni per la sua incapacità di rendere efficiente il funzionamento della giustizia civile, soprattutto nei giudizi con pluralità di parti, che sono una quota rilevante del totale.

Le Camere civili ribadiscono la loro disponibilità a fornire un contributo tecnico per l’individuazione di soluzioni che possano rendere i processi davvero più efficienti; allo stesso tempo esprimono la propria ferma contrarietà a qualsiasi colpo di mano sulla riforma del processo civile, che appartiene a tutti, ed in primo luogo ai cittadini, e potrà funzionare davvero soltanto se la sua disciplina nascerà dalla condivisione tra coloro che dovranno poi applicarla.

A nome dell’Avvocatura civilistica, l’UNCC declina sin d’ora ogni responsabilità per l’inevitabile fallimento, preannunciato da tutti gli Esperti sulla base delle passate esperienze, anche nella prospettiva europea di riforme calate dall’alto senza avere un’effettiva conoscenza della realtà dei Tribunali italiani e delle condizioni in cui Magistrati ed Avvocati sono costretti ad operare.

Ufficio stampa

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